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Liberi tutti

I primi effetti delle scelte del Governo Meloni.

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Mentre gli addetti rimuovono il tappeto rosso dal cortile del Quirinale, sul quale la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, al termine del giuramento, ha passato in rassegna il picchetto d’onore e reso omaggio alla bandiera e il Presidente della Repubblica prende respiro per la lunga giornata appena finita, i primi provvedimenti del nuovo governo cominciano a rispondere alle necessità degli italiani: abbassare il tetto dell’uso del contante, non sanzionare gli addetti NoVax alla sanità, mandare gli italiani in pensione con un taglio del 30%. 

Gli italiani onesti e quelli che fanno fatica a mettere insieme cinquemila euro, una banconota sull’altra, sospirano: finalmente.

Anche l’altra bella notizia era attesa: l’ipotesi di andare in pensione con un taglio di un terzo della pensione.

Sulla gestione del Covid, il neo ministro della Salute annuncia un cambio di passo: nessun provvedimento verso i NoVax multati, reintegro e nessuna restrizione in caso di aumento dei contagi, e il povero Presidente Mattarella, che pensava che la  giornata fosse finita, ha dovuto prendere carta e penna e ricordare che non è finito niente, la pandemia è strisciante, i contagi dichiarati sottostimati: in tanti fanno il Covid senza nemmeno dirlo al medico curante.

Insomma, finalmente un po’ di libertà, per il popolo della destra italiana. E sull’onda dell’entusiasmo, anche ai piani più bassi della politica, quella locale, si pensa al domani, agli assetti di partito e alle poltrone da spartire – visto com’è andata con ministri e sottosegretari a Roma – perché preoccuparsi di dare risposte immediate agli abitanti di 53 comuni, del bacino dell’ASST Melegnano Martesana, circa 700 mila cittadini. I rappresentanti del centro destra, chiamati ad eleggere gli Organi di rappresentanza alla conferenza dei sindaci hanno optato per la soluzione più semplice, far saltare il quorum in mancanza di un accordo sulle poltrone da distribuire.  

Provvedimenti che immediatamente si riflettono sulle scelte di politica locale, sulla vita di tutti i giorni dei cittadini, e sono il prodomo delle politiche che ci attendono. In fatto di Sanità, i lombardi hanno visto l’effetto di oltre vent’anni di cura del centro destra. Da Formigoni in avanti, la Sanità lombarda, eccellenza europea, man mano sposta l’ago della bilancia da quella pubblica a quella privata, e poi le politiche di bilancio nazionale e le scelte di programmazione sugli ordini professionali hanno sgombrato decine di ospedali, chiuso strutture e svuotato centinaia di ambulatori medici.

In Italia i medici di base sono il 17,89% rispetto al 77,95% degli specialisti e in Lombardia ci sono 372 medici di base per 100mila abitanti, contro i 473 del Lazio, 482 della Sardegna, 441 della Sicilia.

I dati forniti dell’ASST Melegnano Martesana

I dati riportati dall’ASST Melegnano Martesana parlano chiaro,  Segrate può contare su 21 medici di base, sparsi a macchia di leopardo, dove alcuni quartieri sono completamente sprovvisti, come Rovagnasco, Villaggio Ambrosiano, Novegro, Tregarezzo e Boffalora, per un rapporto di un medico per ogni 1700 abitanti. Un rapporto ai limiti della gestibilità i cui effetti negativi li pagano i pazienti per medici sovraffollati che, per forza di cose, dovranno far conciliare tempi e prestazioni.

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